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Ciambelle fritte e “graffe”, irresistibili tentazioni palermitane

Il proverbio latino “semel in anno licet insanire”, ovvero una volta all’anno è lecito impazzire, affermato da Seneca prima e da Sant’Agostino poi, può essere di conforto nel caso in cui foste in dubbio sul cedere ad una delle tentazioni alle quali possiate ogni giorno essere sottoposti dal “diavolo tentatore” che, come è noto, veste sempre mentite spoglie, ad esempio quelle di un uomo robusto dal sorriso rassicurante: il panettiere del panificio proprio di fronte casa vostra. Passa oggi, passa domani, infatti, può capitare di non resistere e di varcare la soglia “degli inferi” (in effetti la temperatura ne è all’altezza) e di lasciarsi andare “al peccato” di addentare una calda e morbida ciambella fritta cosparsa di zucchero.

Non esiste panificio, bar o rosticceria a Palermo, che non possegga una vetrina, riempita ogni mattina di deliziose tentazioni : taralli al limone, biscotti all’anice (anicini), quaresimali, biscotti alle mandorle, frolle con marmellata, cornetti , sfoglie alle mele, solo per citarne alcune.Altro che dubbio amletico, almeno in quel caso vi erano solo due opzioni tra cui scegliere mentre, in questo caso, le alternative non si contano.
Fortunatamente questo dilemma si risolve quando, da questa moltitudine di bontà, fanno capolino, le ciambelle fritte e le “graffe” , semplici o ripiene, perfette nella loro soffice sfericità, meravigliosamente dorate e uniformemente zuccherate.
A questo punto, a nulla servirebbe girarsi indietro nella speranza che “guardino” qualcun altro quando, in realtà, sappiamo bene che stanno “puntando” proprio noi. E quindi, forti degli insegnamenti di Seneca e Sant’Agostino, che come il “Gatto e la Volpe” che irretiscono il povero Pinocchio, continuano a ripetere in coro il loro motto, finalmente chiediamo una “ciambella fritta” fuggendo via, dopo averla pagata, come dei ladri colti in flagrante , anche se sarebbe il caso di dire “fragrante” data la fragranza della splendida “refurtiva”.
Da quel momento non più dubbi, dopo il meraviglioso incontro tra le papille gustative e cotanta morbida dolcezza, una sola una certezza: è proprio vero, una volta all’anno, magari anche due, è lecito , anzi doveroso, impazzire. Se poi, per impazzire si intende lasciarsi andare al gusto e alla gola con consapevolezza, assaporando istante dopo istante ogni boccone dell’oggetto della propria “trasgressione”, che ben venga la sana follia, figlia dell’amore per la vita e per le cose belle che essa ci regala, incluso qualche chilo in più e la capacità di perdonarsi per le proprie debolezze.
Grazie a Seneca e a Sant’Agostino per avercelo insegnato e a sè stessi per riuscire a metterlo in pratica in barba ai “tabù” legati alla linea e al male, presunto e reale, cagionato dall’ingerire un’indiscutibile “ tripudio di frittura” non esattamente consigliato nelle diete dai nutrizionisti.
Per coloro i quali , ogni tanto amano lasciarsi andare alle tentazioni, di seguito proponiamo la ricetta delle ciambelle fritte che differiscono dalle cosiddette “graffe” , termine derivato dall’austriaco “krapfen”, sia per la forma che per l’assenza di ripieno, che nelle sferiche e panciute graffe può essere di nutella o di crema pasticcera, ma che sono identiche per ciò che riguarda l’impasto. Mentre qui potrete trovare la ricetta delle ciambelle fritte.

Graffe  semplici o ripiene

500 gr di farina 00.
90 gr di zucchero
65 gr di margarina
1 cubetto di lievito di birra.
La scorza grattugiata di un limone non trattato
1\4 di litro d’acqua circa
Un pizzico di sale.
Zucchero semolato
Olio di semi per friggere.

Mescolate in una ciotola la farina, lo zucchero, il burro ( a temperatura ambiente), la scorza di limone. Aggiungete il lievito sciolto in poca acqua tiepida ed impastate ,aggiungendo la restante acqua di volta in volta. Riponete in una ciotola l’impasto così ottenuto, non appena vi sembrerà elastico e fate lievitare , coperto da uno strofinaccio, per circa un’ora finchè lo vedrete raddoppiato.
Per le graffe ripiene potete procedere in due modi. Nel primo caso ponendo una parte dell’impasto crudo nelle mani lo riempite di crema gialla o di nutella e, come per le arancine di riso, chiudete con altro impasto crudo fino a formare una pallina. Friggete e passate nello zucchero. Nel secondo caso, una volta fritte le graffe semplici, potrete praticare un piccolo foro con l’aiuto di in coltello e riempirle di crema gialla o di nutella con l’aiuto di una “sac a poche”, e , infine passarle nello zucchero.

 

Quando alla passione per il cibo, inteso nella sua accezione più nobile di storia e cultura della gastronomia, si unisce quella per la scrittura, può divenire forte l’esigenza di creare un contenitore in grado di riunire tutte le tematiche che ruotano intorno a questo inesauribile argomento.

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