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“QImanu”, la nuova linea di vini Feotto di Adriano Todaro all’insegna dell’artigianalità

Tra anfore e acciaio,  nella Valle dello Jato,  hanno preso vita  un Grillo e un blend di Nero d’Avola e Perricone, due nuove etichette dell’azienda  Feotto di Adriano Todaro, all’insegna dell’artigianalità, della vocazione ancestrale e alla  forte passione per la storia della dominazione araba in Sicilia di unviticoltore non ancora trentenne.

Ha radici profonde la passione per il vino e per la natura di Adriano Todaro, classe 1991. Sin da piccoli, infatti, si innamora delle terre di Contrada Feotto a San Giuseppe Jato, piccolo paese vocato alla viticultura di 7 mila anime in provincia di Palermo, e segue appassionato le vicissitudini dei terreni di famiglia, ricalcando le orme del nonno e del papà, affiancando oggi la già avviata attività di produttore di vino del fratello Giuseppe.

Oggi, a distanza di trent’anni, con un grande bagaglio di storia delle tradizioni alle spalle e attraverso la generosità di una grande terra,  Adriano è pronto a muovere i primi passi  e a mettersi in gioco nel mondo della produzione del vino.

La sua piccola azienda di 5 ettari a totale conduzione biologica si trova ad un’altitudine compresa tra i 450 e i 650 metri sul livello del mare. Una zona molto vocata alla viticoltura poiché, grazie alla conformazione della Valle dello Jato, vige un microclima straordinario che gode di temperature fresche, con efficienti ventilazioni naturali e perfette escursioni termiche nel periodo precedente alle vendemmie che afferiscono un rilevante corredo aromatico alle uve.

Il terreno è ricchissimo del cosiddetto scheletro, ossia delle pietre che, insieme alla matrice argillosa, consentono nella stagione primaverile, attraverso un perfetto drenaggio ed un terreno che regola autonomamente temperature e umidità, la creazione di abbondanti riserve d’acqua che saranno in seguito disponibili, in maniera del tutto naturale, nel suolo nei periodi di maggiore siccità estiva.

Nel 2018, dopo tanti anni di studio ed esperienze in ambito vitivinicolo, a soli 26 anni Adriano Todaro decide di dare vita all’azienda Feotto. Tutto nasce dalla sua forte passione per la storia siciliana costellata da numerose dominazioni, in particolare quella araba. Da qui parte il concetto e il progetto di creare vini partendo da uve autoctone e lavorandole alla maniera più naturale.

«Ogni giorno, 365 giorni all’anno, metto in atto tra vigna e cantina una interminabile serie di accortezze con impegno, sacrificio e abnegazione. Tutti i lavori che precedono la realizzazione dei miei vini – dice Adriano Todaro sono fatti esclusivamente in maniera manuale, convinto e strenuo sostenitore quale sono che una sana agricoltura debba rispettare l’ambiente e non debba stravolgere le piante».

I vigneti sono coltivati secondo gli insegnamenti di nonno Giuseppe, rispettando fasi lunari e antiche tecniche conservative per la potatura, seguendo i delicati equilibri naturali dei cicli biologici delle piante. Nessun fertilizzante o concime chimico è usato. Nessuna aggiunta di prodotti né in vigna e né in cantina. Vige il massimo rispetto per la pianta nel vigneto.

Ad un così grande dispendio di energie, però, corrisponde un perfetto trattamento delle uve che regala maggiori soddisfazioni al produttore. Vince così, in una parola sola, l’artigianalità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Due i vini che Adriano ha deciso di produrre: un bianco e un rosso. Grillo il primo, un blend di Nero d’Avola e Perricone il secondo.

Il Grillo è raccolto in cassette da 15 kg e viene messo manualmente e direttamente in pressa soffice. Segue fermentazione in silos d’acciaio, con macerazione sulle bucce per circa 15 giorni, con continui bâtonnage tre volte al giorno fino a fine fermentazione, così da rimettere in sospensione la feccia del vino.

Terminato il processo di fermentazione il vino riposa sei mesi nei silos. Al termine va in bottiglia senza la minima aggiunta di solfiti né alcuna filtrazione.

Le uve del rosso sono anch’esse raccolte in cassette da 15 kg e vengono subito distribuite in mastelli all’aperto in cui staranno fino al temine della fermentazione. Seguono tre follature manuali al giorno. Terminata la fermentazione, il vino riposerà nelle anfore di terracotta da 300 litri ciascuna per sei mesi, dopodiché andrà in bottiglia, anch’esso senza nessun solfito e senza filtrazione

«Questa mia scelta di affinare il vino in anfora – afferma Adriano Todarodiscende proprio dal fatto di voler riprendere la tradizione araba, attraverso la quale anticamente veniva prodotto il vino. In questo modo i sentori fruttati naturali del Nero d’Avola e del Perricone si uniscono alla terracotta dell’anfora e vengono arricchiti dalle note minerali di quest’ultima».

Proprio per questa forte e vocata filosofia, Adriano Todaro sceglie di chiamare la sua linea di vino “QImanu”, la cui pronuncia in dialetto siciliano significa letteralmente “con le mani”, con la chiara accezione del richiamo dalla naturale artigianalità di lavorazione con cui Todaro produce i suoi due vini da appena 1.300 unità ciascuno.

Una mission possibile, quella di Adriano, che con QImanu oggi porta avanti il vessillo della genuinità di una volta radicandolo ai giorni nostri.

«Penso che bere del buon vino – chiosa Adriano Todarosapendolo esclusivamente frutto della sola natura doni una sensazione di piacere davvero singolare».

QImanu Grillo 2020

Paglierino carico leggermente opaco, al naso  note fruttate di frutta a polpa bianca unite a sentori agrumati e di erbe mediterranee. Al palato il sorso  caldo e avvolgente e resta a lungo impresso grazie ad una buona acidità e al finale sapido. 


“QImanu” Nero d’Avola and Perricone 2020
Rubino intenso,  all’olfatto frutti rossi resi pungenti da sentori di carruba, cappero ed erbe mediterranee.  In bocca conferma il frutto ma stupisce per freschezza e sapidità che lo lasciano permanere a lungo nella sensazione palatale. 

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