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I “pisci ri terra”, quando gli ortaggi fingono di essere pesci

E’ cosa nota che in passato  le infaticabili donne sicule  inventavano ogni stratagemma pur di ottenere pietanze gustose che fossero alla portata delle proprie tasche in modo da non scontentare i mariti e, al contempo, fare felici i piccoli di casa stuzzicandoli con ricette sempre diverse e gustose a base di ingredienti “poveri” la cui combinazione, unita alla maestrìa delle loro mani sapienti, dava luogo a veri e propri capolavori di gastronomia che sono arrivati fino ai nostri giorni, divenendo capisaldi della tradizione culinaria siciliana.

Un esempio dell’arte di arrangiarsi delle massaie siciliane che “una ne pensavano e cento ne facevano” pur di mandare avanti la baracca, soprattutto quando, in passato, occorreva darsi da fare per riempire la pentola e portare in tavola un pasto completo con cui sfamare la famiglia, è dato dai cosidetti “pisci ri terra“.

Senza la loro abilità, non sarebbero esistite le polpette di pane, la caponata di melanzane o il pisci r’ovu, solo per citare alcune tra le tante ricette che fanno il verso all’originale, senza, tuttavia, perderne il gusto.

Tra le invenzioni più riuscite delle nostre nonne, un posto d’onore va, sicuramente, riservato ai cosiddetti “pisci ri terra”, ovvero un misto di ortaggi in pastella  fritti che, soprattutto nella forma,  ricordano i pesci che, in questo caso, restano liberi di nuotare nel mare.  Di seguito vi proponiamo la semplice ricetta.

 “Pisci ri terra”

Ingredienti (per 4 persone)
2 finocchi
1 cipolla
12 foglie di salvia
olio di semi di mais
sale e pepe q.b.
Per la pastella
150 gr di farina di  semola grano duro
300 gr. di farina di ceci
150 gr. di acqua frizzante fredda

Preparate la pastella mescolando la farina di ceci  e l’acqua e lasciatela riposare in frigorifero per circa un’ora. Nel frattempo tagliate la cipolla e i finocchi a fette larghe circa un cm. Passate gli ortaggi tagliati a pezzi nella farina di semola di grano duro prima e poi immergeteli,  uno per volta, nella pastella, quindi tuffateli nell’olio bollente fino a completa doratura. Salate e pepate a piacere. Servite caldi.

Quando alla passione per il cibo, inteso nella sua accezione più nobile di storia e cultura della gastronomia, si unisce quella per la scrittura, può divenire forte l’esigenza di creare un contenitore in grado di riunire tutte le tematiche che ruotano intorno a questo inesauribile argomento.

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